Eravamo stati facili profeti qualche mese fa quando abbiamo rilevato i problemi relativi alla realizzazione del cosiddetto progetto Fuksas sul fascio di binari della stazione centrale di Bari.
Era inimmaginabile pensare di poter realizzare tale opera con un fondo PNRR di 96 milioni al Comune e di altri 50 a Rete Ferroviaria Italiana, nei tempi stabiliti di dicembre 2026.
Non solo, l’incremento dei prezzi delle materie prime verificatosi nello scorcio degli ultimi due anni, avrebbe conseguito un dissanguamento delle casse del bilancio comunali, di certo non compensato dal recupero dei ribassi d’asta.
Ma la notizia che ci giunge quasi sottobanco grazie alla iniziativa di una commissione consiliare (evviva la democrazia!) pone un altro problema altrettanto grave. E’ ipotizzabile che un intervento di tale portata quantitativa e qualitativa venga lasciato alla gestione di Rete Ferroviaria Italiana, ente che ha già dimostrato in altre circostanze di essere negata a qualsivoglia confronto o partecipazione pubblica? Pensiamo proprio di no.
Forse è il caso che qualche chiarimento aggiuntivo giunga da Palazzo di Città.
Di certo la città non potrà permettere che tutto passi a scapito della partecipazione.
Lo va ribadendo da tempo il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti: “i progetti inseriti nel PNRR sono stati progettati in altra epoca…a causa dei costi intervenuti e dello scenario internazionale, quei progetti vanno rivisti”. Lo pensano in tanti, le imprese sono in grandi difficoltà, le istituzioni locali sono impegnate a fronteggiare le difficoltà quotidiane derivanti dalla crisi energetica. Non tenerne conto è come chiudere gli occhi dinanzi alle conseguenze derivanti da una guerra mai dichiarata ma praticata; il costo dell’ invio delle armi e le sanzioni economiche alla Russia fanno il resto.
Un primo evidente segnale è quanto sta accadendo nei consigli comunali del nostro Paese: si ripassano in rassegna i progetti presentati e pur di salvarli, si impegnano partite di bilancio per i necessari ritocchi economici derivanti dall’aumento dei costi delle materie prime.
Ed è quanto è già avvenuto anche nel consiglio comunale di Bari per un paio di progetti presentati e finanziati dal PNRR, uno per tutti, Costasud per la riqualificazione del lungomare.
Ma che ne sarà dell’impegno di 100 milioni di euro per il progetto targato Fuksas della collinetta verde sul fascio dei binari ferroviari della stazione di Bari Centrale?
Forse è il caso di cominciare a chiederselo: ai dubbi già sollevati da più parti riguardo alla fattibilità e utilità della mastodontica opera, adesso si aggiunge una valutazione di carattere puramente economico.
Ha senso continuare ad impegnare una tale mole di finanziamenti, e che altrettanti ne richiederà, per un’opera faraonica e assolutamente sovradimensionata rispetto al territorio cittadino?
Se non si intende rinunciare alla idea che sottintende il progetto perché non ridimensionarne l’impatto recuperando la suggestione di un semplice “fiume” verde sul sedime dei binari che verranno dismessi? Non si impegnerebbero ulteriori risorse economiche dal bilancio pubblico e si consegnerebbe alla città l’idea di una progettualità improntata al necessario realismo che la fase economica richiede.
Siamo in tempo, che si alzi una voce in consiglio comunale.
dalla Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 12 aprile 2022.
“Zeudi Di Palma è la ventenne napoletana, studentessa di sociologia, che nel 2021 ha vinto il trofeo di Miss Italia e che qualche giorno fa è stata accolta trionfalmente a Scampia, suo quartiere d’origine. In quella occasione il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi le ha chiesto di fare da madrina alla inaugurazione della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli che si terrà il prossimo settembre proprio lì, a Scampia, sul terreno dove sorgeva una delle famigerate Vele, complesso architettonico divenuto negli anni territorio di spaccio e degrado. Il Polo di Scampia offrirà formazione nella Medicina Primaria e nella Specialistica Territoriale ma fornirà anche il potenziamento delle cure primarie sul territorio.
Dunque ci sono sfide che si possono vincere, la volontà politica può invertire quello che spesso appare come un segno del destino per territori costruiti per essere dormitori degradati. Abbiamo subito pensato al nostro quartiere San Paolo, ancora in questi giorni segnato da due vicende sconfortanti: una sparatoria per strada in pieno giorno e la chiusura del centro sportivo, dotato di piscine e palestre, e frequentato da centinaia di residenti e non solo, inaugurato nel centro direzionale alla fine del 2009.
E’ facile immaginare quanto sia difficile per chi amministra quel territorio vincere lo sconforto e concentrarsi sul futuro, sulle scommesse da vincere a tutti i costi. Il sindaco Decaro ha chiesto a Nicola Schingaro, sociologo nato e cresciuto al San Paolo, di fare il sindaco di quel quartiere. Schingaro non è persona che si sconforti facilmente, anzi, è testardo e va in giro a presentare un suo libro autobiografico in cui spiega “perchè non è diventato un delinquente” pur essendo nato e vissuto lì. E’ per questo che merita considerazione ed attenzione la proposta da lui avanzata sulle pagine della Gazzetta di portare, così come è accaduto a Napoli per Scampia, l’Università al San Paolo attivando corsi di laurea in Scienze Sociali. Un primo esperimento è già avvenuto a cavallo del 2019 e del 2020 a seguito di un protocollo di intesa sottoscritto all’epoca tra amministrazione comunale, municipio e Università degli Studi. La sede naturale per i corsi di laurea potrebbero essere alcuni locali di quel centro direzionale, oggi in larga parte inutilizzati, peraltro già servito da una fermata della metropolitana. Adesso tocca all’Università di Bari e al suo rettore raccogliere la sfida. Al Comune di Bari e alla Regione Puglia toccherà offrire la necessaria sponda amministrativa. Vista da qui, dal centro della città, la proposta è di quelle che trasformerebbero in fatti i fiumi di parole che sono stati versati negli ultimi decenni sulle periferie abbandonate e da ricucire. Bronzini, Decaro, Emiliano fatevi avanti.“
“Gli echi che giungono dalla zona industriale di Bari ci parlano di fame di lavoro, ma non dimentichiamo la lezione di Taranto: lavoro e qualità della vita debbono marciare fianco a fianco.
E allora si può pensare alla crisi energetica innescata dalla invasione russa della Ucraina come opportunità per ripensare i nostri stili di vita, il nostro modo di vivere la città? E’ già accaduto negli anni 70 del secolo scorso quando, sospinti da una analoga crisi energetica, abbiamo sperimentato le domeniche a piedi, le targhe alterne. Ricordate? quel seme ha partorito una riconsiderazione generale delle nostre abitudini , l’impedimento alla libera circolazione delle auto private si rivelò come una occasione preziosa per vivere le nostre città . Bari, il suo lungomare, gli spazi pedonali furono l’alba di una nuova stagione.
Lo può essere anche oggi: i 159 milioni stanziati nel PNRR per la mobilità urbana a Bari non sono solo una posta nel bilancio comunale, ma la leva per fare il punto su come guadagnare spazi di vivibilità.
L’amministrazione comunale ha avviato un percorso che tende ad un uso più spinto del trasporto pubblico, a sperimentazioni di mobilità leggera, a qualche limitata pedonalizzazione.
E’ all’ordine del giorno del consiglio comunale il varo del progetto Bus rapid transit per l’acquisto di bus elettrici con ricarica rapida alle fermate, lungo quattro linee a percorrenza rapida su corsie di marcia riservate. Una occasione preziosa per incentivare all’uso del trasporto pubblico e per puntare a delle politiche di pedonalizzazione in integrazione con la nuova mobilità leggera ed elettrica. Insomma una strategia urbana che assegni una missione al futuro della città.
In tale disegno il ruolo del borgo murattiano, come ha ripetutamente sottolineato il nostro socio ed amico , lo storico Giuseppe Carlone, è decisamente centrale.
Il più volte richiamato Piano Urbanistico Generale può rappresentare l’occasione per perimetrare il quadrilatero ottocentesco al fine di tutelarlo e valorizzarlo. E in tale contesto avviare programmi di rigenerazione urbana che non potranno non avere ricadute anche sui quartieri confinanti. L’operazione, avviata con successo proprio in questi giorni, della riapertura della Caserma Rossani, ne rappresenta un esempio significativo.
Sono già annunciate nuove piste ciclabili (via De Rossi e via Quintino Sella, il lungomare), ma è sugli spazi destinati alla pedonalizzazione che bisogna puntare.
Vi sono scelte mature già da tempo: è il caso di via Roberto da Bari o delle “stecche” di via Calefati e via Putignani all’incrocio con via Sparano. Ma altre ne suggeriamo da tempo con ricadute sociali di non poco conto: è il caso di via Garruba che, pedonalizzata, congiungerebbe il cuore del campus universitario alla Manifattura Tabacchi, prossima sede del CNR; un modo significativo di abbattere il muro che separa il murattiano dalla grande periferia urbana rappresentata dal quartiere Libertà.
E’ tanto? E’ poco? In tempo di crisi e di ripensamento generale quale quello che stiamo attraversando non tutto va misurato in termini quantitativi, è la qualità della vita in discussione, una vita che vogliamo vivere in pace a Bari come a Kiev.“
L’Associazione Murattiano aderisce alla manifestazione per la Pace indetta per sabato 26 febbraio 2022 in Piazza della Libertà ed invita il Comune di Bari ad aderire con il Gonfalone della città di San Nicola.
I baresi non amano i miti, i brand e la tradizione. Non sono abitudinari, non si amano tra loro e non perdono occasione per criticarsi, spesso con ironica perfidia. Credo però ci siano pochissime cose che fanno eccezione a questo approccio dissacrante della realtà. La Gazzetta è una di queste. Lo dimostra il fatto che abbiamo continuato a leggerla (magari al bar) non solo quando era in regime di monopolio ma soprattutto quando sono arrivate sul mercato le cronache locali di Repubblica e Corriere. Anche allora, contro tutti i pronostici, abbiamo continuato a preferirla. Perché? Probabilmente perché c’è una redazione fatta di giornalisti che non inseguono le copertine patinate o le lusinghe del potere ma semplicemente amano fare la cronaca di quello che avviene in un territorio che, nel bene ma ancor più nel male, rimane uno dei più vivaci del Paese. Questa passione era percepibile nell’incontro di stasera così come lo è stato in tutto l’inchiostro stampato in questi anni di Gazzetta. Questo sì, è un brand amato. Al punto che sembra necessario copiarlo per iniziare un nuovo percorso editoriale. Ma i baresi, anche quelli che proprio non ce la fanno ad affezionarsi a qualcosa, non rinunceranno alla competenza ed a quella lucida e incondizionata capacità di far cronaca. Vi aspettiamo. Ovviamente in edicola!!