Ospitati dalla Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 23 marzo 2022.

Gli echi che giungono dalla zona industriale di Bari ci parlano di fame di lavoro, ma non dimentichiamo la lezione di Taranto: lavoro e qualità della vita debbono marciare fianco a fianco.

E allora si può pensare alla crisi energetica innescata dalla invasione russa della Ucraina come opportunità per ripensare i nostri stili di vita, il nostro modo di vivere la città? E’ già accaduto negli anni 70 del secolo scorso quando, sospinti da una analoga crisi energetica, abbiamo sperimentato le domeniche a piedi, le targhe alterne. Ricordate? quel seme ha partorito una riconsiderazione generale delle nostre abitudini , l’impedimento alla libera circolazione delle auto private si rivelò come una occasione preziosa per vivere le nostre città . Bari, il suo lungomare, gli spazi pedonali furono l’alba di una nuova stagione.

Lo può essere anche oggi: i 159 milioni stanziati nel PNRR per la mobilità urbana a Bari non sono solo una posta nel bilancio comunale, ma la leva per fare il punto su come guadagnare spazi di vivibilità.

L’amministrazione comunale ha avviato un percorso che tende ad un uso più spinto del trasporto pubblico, a sperimentazioni di mobilità leggera, a qualche limitata pedonalizzazione.

E’ all’ordine del giorno del consiglio comunale il varo del progetto Bus rapid transit per l’acquisto di bus elettrici con ricarica rapida alle fermate, lungo quattro linee a percorrenza rapida su corsie di marcia riservate. Una occasione preziosa per incentivare all’uso del trasporto pubblico e per puntare a delle politiche di pedonalizzazione in integrazione con la nuova mobilità leggera ed elettrica. Insomma una strategia urbana che assegni una missione al futuro della città.

In tale disegno il ruolo del borgo murattiano, come ha ripetutamente sottolineato il nostro socio ed amico , lo storico Giuseppe Carlone, è decisamente centrale.

Il più volte richiamato Piano Urbanistico Generale può rappresentare l’occasione per perimetrare il quadrilatero ottocentesco al fine di tutelarlo e valorizzarlo. E in tale contesto avviare programmi di rigenerazione urbana che non potranno non avere ricadute anche sui quartieri confinanti. L’operazione, avviata con successo proprio in questi giorni, della riapertura della Caserma Rossani, ne rappresenta un esempio significativo.

Sono già annunciate nuove piste ciclabili (via De Rossi e via Quintino Sella, il lungomare), ma è sugli spazi destinati alla pedonalizzazione che bisogna puntare.

Vi sono scelte mature già da tempo: è il caso di via Roberto da Bari o delle “stecche” di via Calefati e via Putignani all’incrocio con via Sparano. Ma altre ne suggeriamo da tempo con ricadute sociali di non poco conto: è il caso di via Garruba che, pedonalizzata, congiungerebbe il cuore del campus universitario alla Manifattura Tabacchi, prossima sede del CNR; un modo significativo di abbattere il muro che separa il murattiano dalla grande periferia urbana rappresentata dal quartiere Libertà.

E’ tanto? E’ poco? In tempo di crisi e di ripensamento generale quale quello che stiamo attraversando non tutto va misurato in termini quantitativi, è la qualità della vita in discussione, una vita che vogliamo vivere in pace a Bari come a Kiev.

Associazione Murattiano

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