Archivi giornalieri: 05/04/2018

“via Dante”- un racconto breve di Antonio Longo.

Via Dante è -credo- la strada più lunga di Bari. Non è a scorrimento veloce ma una delle tante “parallele” che, dalla periferia Ovest, attraversando Libertà e Murattiano, termina, col suo prolungamento via Imbriani, a mare. Chi la scelga per entrare in città, proveniendo da Modugno, dal San Paolo o dalla Zona Industriale, sa di doversi esercitare con la virtù della pazienza.

Garzoni dei fruttivendoli che escono, per il domicilio, in bici o in motorino e ti mandano affanculo se non li fai passare prima; quelli in doppia fila che si incazzano con quelli in tripla fila; massaie piene di buste provenienti dal mercato della Manifattura che non amano camminare sul marciapiede; avvocati pensierosi che escono dal Tribunale zigzagando al centro della strada alla ricerca dell’auto parcheggiata chissà dove; nullafacenti a bighellonare agli angoli dei bar; qualche residuo “basso” ancora abitato con anziani seduti sull’uscio a guardare i passanti: una umanità varia a cui, più o meno, sono abituato. Pertanto non mi fa alcun effetto la Smart metallizzata con musica “house” a tutto volume che esce di colpo dal parcheggio, dribla, con serpentina degna del Ciccio Brienza dei bei tempi, la moto parcheggiata a tromba e mi taglia la strada per mettersi in carreggiata: andavo piano, nessun problema.
Ad alcuni incroci di via Dante ci sono semafori: c’è uno strano genere di guidatori che -non ne ho mai capito la ragione- rallentano col verde e di colpo, al comparire del giallo e poi del rosso, si producono in un formidabile sprint, recuperano velocità, passano l’incrocio ai primi attimi del rosso (a volte con rumorosi “chitemmurt” di quello dal lato) e precludono, a te che stai dietro, la possibilità di passare a tua volta. Nessun problema: meglio che la Smart si sia allontanata: la prudenza non basta mai.  Solo che me la ritrovo all’isolato dopo, ferma al centro della strada. La guidatrice, dal finestrino, discetta con alcuni tipi all’angolo di un bar: non riesco a cogliere il dialogo ma la lunghezza, il gesticolio e il pathos della discussione fanno immaginare un simposio internazionale di alti studi filosofici. Non ho fretta, non suono e non lampeggio ma quelli dietro di me non la pensano uguale e un rumoroso concerto di clacson comincia a diffondersi all’altezza di via Libertà. Una voce -direi di “controprotesta”- si leva tuttavia dalla Smart davanti e recita piu o meno: “Ohh, vaffammocc all’ muert d mamm’t, avast a fa la josa col clacson!”. La tentazione di svoltare a sinistra e prendere altra strada c’è; ma la tipa riparte. Sgommando. Giusto in tempo per fruire dell’ultimo attimo di verde del successivo semaforo e impedire a me -come da manuale- di passare. Siamo in zona Tribunale, saluto un paio di avvocati che attraversano distratti e riparto col verde successivo. Non vedo più la Smart all’orizzonte. Pericolo scampato, penso: mang’ po cazz! Si ripete la scena iniziale; si incunea senza preavviso tra me e la macchina davanti. Anche stavolta evito l’impatto per pochi cm. La tipa sembra lanciare un segnale con la mano come a dire “scusa” e riparte, sempre sgommando. L’incrocio successivo non ha il semaforo ma lei rallenta lo stesso. E si ferma di nuovo a metà carreggiata. Colpo di scena: scende. E’ una ragazza bruna, sui 30 anni, a prima vista anche piacevole di aspetto. Mi fa segno di aspettare. E stam’c! Prende sottobraccio 2 tipi che stazionavano nei pressi dell’elettrauto, ci scherza un po’, li saluta, baci e abbracci. E si congeda. Non prima di aver concluso: “Ohh, e dingill a chedda zocc’l che l’ava’ f’rnesc di chiama’ a Vinginz”. Mo’, non so dire il grado di parentela tra la “zocc’l” evocata, Vincenzo, la guidatrice e gli astanti: fatto sta che l’invito perentorio viene accolto con un “Non t’ si preoccupann, Jessica. Vai tranquilla.” La risposta tranquillizza Jessica (non so se con la J o con la G) che, con ampio sorriso di soddisfazione, sta per rientrare in macchina quando viene malauguratamente distratta da una macchina un paio di posizioni dietro di me e dal cui abitacolo si leva una protesta lunga e pittoresca. Le parole “fasce”, “fess d’ mamm’t” e “b’cchin”, non lasciano dubbi di sorta. Come non lascia dubbio alcuno lo sguardo di Jessica -passato da soddisfatto ad inferocito- che, pantaloni dentro gli stivali, giubbotto nero, borsa di marca, occhiali da sole e posa da giustiziera, si incammina, a piedi, verso la macchina dietro che protestava. “Ci je’ a te, non si’ dormut stanotte? E chedda p’ttan di mgghier’t, je sciut coll’amico suo e ta’ lassat com a nu tr’mon? A da disc grazie che esisti tu, co’ chedda faccia da chitemmurt ca’ tiin, strunz! U clacson, mittatill ‘ngul ca m’ fasc v’nì u mal d’ cap, josce. E mai ca stè cud chitemmurt du Sinn’c quann stonn chiss che rovinano la quiete!” Sembra, infine, placarsi e rientrare verso la sua auto ma ha un ripensamento. Si sfila uno stivale e col tacco batte con violenza il cofano. Si apre lo sportello, esce il tipo, mingherlino, non giovane. Si mette male, deduco dallo specchietto. La rissa è fortunatamente evitata dall’arrivo di una moltitudine di “pacieri” che riescono, con una certa maestria, a separare i litiganti. Visto che non potevo procedere, scendo pure io per osservare il vicino banco di un interessante fruttivendolo che reclamizzava a 50 centesimi al Kg. promettenti “tarocchi dell’Etna”. Ho un euro in tasca: vada per 2 kg.. E torno in auto -profumata dalle arance- in attesa degli sviluppi. Ora, è noto che di questi tempi un po’ così, le caratteristiche di persone come Jessica appaiono requisiti fondamentali per essere, ad es., elette Vice Presidenti del Senato. Come pure è noto che il nuovo pensiero politico dominante sostiene che bisogna avere grande rispetto per questo genere di comportamenti vivaci; altrimenti ti appioppano, così, a buon a buon, un “Sei un radical chic!”. E in linea con questo nuovo pensiero dominante, non appena mi ripassa davanti, la fermo: “Men, Jessica, lo stivale! Rimettitelo ca’ non jè bell a cammina’ scalza, meh…”. Non commenta; ma si infila lo stivale, rientra in auto, riparte con sgommata e tira dritta. Per fortuna, all’angolo successivo, vedo che si può svoltare a sinistra…